Il Cortile inizia le sue attività cliniche riservando sin da subito uno spazio alle bambine e ai bambini. Attività che oggi contemplano oltre ai colloqui clinici con i bambini e/o con i genitori, anche i laboratori tematici e un servizio di supporto allo studio e al percorso scolastico.

Il lavoro clinico con il bambino ha tra i suoi obiettivi quello di saper fare un posto alle sue parole e a quanto egli voglia portare alla nostra attenzione, e questo non è mai senza dare valore a quello che di lui possono raccontare i genitori, o il suo entourage familiare e sociale. Essere particolarmente attenti al dire del bambino consente di riconoscere ed estrarre dalla rete dei racconti altrui, dei genitori o di chi di lui si occupa, le sue parole, le sue insegne.

Le valutazioni diagnostiche sono importanti ma non sufficienti a orientare la nostra clinica, non è il tipo di disturbo o la sua gravità a stabilire la cura. Lo è il valore di risposta particolare che quel bambino ha potuto elaborare quando qualcosa non è andato nel verso giusto. Di solito si tratta di quei sintomi o disturbi che possono riguardare il comportamento e/o la sfera cognitiva come le relazioni con l’altro. Si tratta di costruzioni singolari con una loro logica che il bambino elabora per fronteggiare le richieste dell’altro.

Le domande degli altri, anche quando si connotano di cura, premura e amore possono, per il solo fatto di essere tali, produrre nel bambino il tentativo di rispondervi a volte con il proprio corpo, a volte con il pensiero o con dei veri e propri atti. Ecco perché non è compito dell’analista chiedere al bambino alcunché, egli non ha per lui un ruolo educativo e/o formativo, non si tratta di aiutarlo a conformarsi alle richieste altrui. Si tratta piuttosto di scorgere e valorizzare la particolarità dei suoi tratti e dei suoi interessi per sostenerli affinché diventi un bambino desiderante.