Il Laboratorio è uno spazio settimanale per bambini e bambine, il mezzo utilizzato è il gioco. È il luogo privilegiato per mettere “al lavoro” i minori sulle proprie “problematiche” offrendo uno spazio di parola costruito a misura loro. Freud ha mostrato come il gioco sia un’attività simbolica che i bambini usano per poter dire e articolare in discorso la propria storia, il proprio “posto” nel mondo, a volte la propria difficoltà.

La logica del Laboratorio prende origine da una metodologia, la pratique à plusieurs, “inventata” negli anni ‘70 in una istituzione per bambine e bambini affetti da autismo: l’Antenne 110. Tale metodologia è stata in seguito praticata in molte città italiane ed europee in Centri socio-educativi rivolti a bambini e adolescenti. Negli ultimi dieci anni Il Cortile ha sviluppato diverse esperienze di applicazione della pratica del Laboratorio in differenti contesti, così da poterlo utilizzare in varie situazioni e modalità. Oggi Il Laboratorio è uno spazio versatile che si costruisce intorno ai bambini e le bambine che di volta in volta vi partecipano, ed è ogni volta diverso.

Il Laboratorio è uno spazio e un tempo in cui si può parlare, disegnare, giocare, correre, litigare e fare pace tutti insieme. Insieme ma “uno per uno”, nel tentativo di non favorire identificazioni o dinamiche, che si generano naturalmente, ma di far posto alla soggettività di ciascuno nello stare a contatto con gli altri. Non puntiamo a costruire un “pensiero condiviso” ma stimoliamo l’emergenza del discorso di ciascuna e ciascuno.

Al Laboratorio si produce spesso un movimento prezioso: il passaggio dall’agire al parlare, al poter dire ed essere ascoltati, passaggio che segna uno spostamento dalla ripetizione verso il nuovo. Ciò che anima lo spazio del Laboratorio è l’obiettivo di dare ai bambini l’opportunità di immergersi in un’atmosfera terapeutica dove ognuno trova, più o meno facilmente, il proprio posto. Da quel “posto” si può dire, ci si può mostrare e si può trovare qualcuno interessato ad ascoltare e che si fa depositario del “bagaglio” che ogni bambino e ogni bambina porta, qualcuno che “emette ricevuta” di questo bagaglio.

Il Laboratorio consiste dunque nell’utilizzare tutte le opportunità che la vita quotidiana e i vari interessi dei partecipanti offrono, per rivolgere domande ai bambini, sottolineando che solo loro possiedono le risposte. Ciò che si intende far risaltare con le domande è che tra il bambino e l’operatore colui che “non sa” è l’operatore. In questo modo si crea una situazione densa di interrogativi, sorprese e soluzioni che i bambini stessi offrono. Tutti i partecipanti incontrano l’opportunità di poter dire quello che desiderano e gli operatori e le operatrici del Laboratorio sanno farsi trovare pronti a questo “incontro”.